Caritas Veritatis

L'amore della Verità cerca l'ozio santo (Sant'Agostino)… blog di riflessioni, pensieri e condivisioni cristiane..


Solennità di Pentecoste/A: Lo Spirito della missione e del perdono

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,19-23)

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Commento

La solennità di Pentecoste (dal greco pentecostés = cinquantesimo) cade nel cinquantesimo giorno dopo la Pasqua, come compimento del ciclo delle manifestazioni del Risorto ai discepoli e dopo la sua ascensione gloriosa al cielo. Essa rappresenta la realizzazione della promessa di Gesù ai suoi, nel discorso di addio, in cui Egli disse che avrebbe inviato l’altro Paraclito, lo Spirito, il primo Dono fatto ai credenti. Gesù è il primo Paraclito, l’Advocatus dell’umanità presso il Padre. Compiuta la sua missione terrena con il passaggio pasquale di morte e resurrezione, insieme al Padre, Egli invia l’altro Avvocato, il suo Spirito, che è Signore e dà la vita, per rinnovare ogni cosa in Lui e toccare con la sua potenza ogni creatura. In questo anno liturgico, nella solennità odierna, la Chiesa ripropone un breve passo dell’apparizione del risorto agli Undici la sera di Pasqua, quando impauriti se ne stavano rintanati nel cenacolo. Proprio a loro, come primizia della Chiesa, con il suo soffio divino, Egli fa dono dello Spirito, nel momento in cui li invia in suo nome ad annunciare la salvezza. Come Maria, nell’annuncio dell’Angelo viene adombrata dalla potenza dello Spirito per generare il Figlio di Dio nella carne, così gli Apostoli – colonne della Chiesa – ricevono lo stesso Spirito per generare Cristo nel cuore degli uomini di ogni epoca, lingua, razza e nazione. Come Maria, ricolma di Spirito, va in fretta verso la casa di Elisabetta per servirla, così la Chiesa, ricolma del fuoco dello Spirito, si diffonde fino agli estremi confini della Terra, per annunciare il Vangelo senza riserve, con la forza che viene dall’alto. Lo stesso Spirito, che nella creazione aleggiava sulle acque, dopo la risurrezione di Cristo, aleggia sulla Chiesa sua sposa, perché compia l’opera della ri-creazione attraverso il ministero del perdono e della riconciliazione. Questa azione misteriosa, ma reale dello Spirito, si realizza in ogni credente, quando è mosso alla missione e fa esperienza della vita nuova, venendo liberato dal peccato, per vivere da figli. Oggi, dunque, in questa solennità di Pentecoste, mentre invochiamo con fede lo Spirito nella nostra vita, dovremmo chiederci: sento che la mia vita ha una missione, o meglio è una missione? Qual è la missione che lo Spirito suscita in me in questo mondo? Faccio esperienza, anche nelle mie fragilità e nel mio peccato, della novità del perdono e della grazia che giungono nella mia vita attraverso lo Spirito dell’amore? Se non sentiamo questa spinta missionaria in noi e non facciamo esperienza vera di rinnovamento del cuore, dovremmo invocare più fortemente lo Spirito nella nostra vita, perché davvero ci trasformi e ci metta nuovamente in quella relazione viva con Gesù, che invia e perdona.

Bene-dire (a cura di don Francesco Diano)

La Chiesa ha bisogno della sua perenne pentecoste. Ha bisogno di fuoco nel cuore, di parole sulle labbra, di profezia nello sguardo. La Chiesa ha bisogno d’essere tempio dello Spirito Santo, di totale purezza, di vita interiore. La Chiesa ha bisogno di risentire salire dal profondo della sua intimità personale, quasi un pianto, una poesia, una preghiera, un inno, la voce orante cioè dello Spirito Santo, che a noi si sostituisce e prega in noi e per noi «con gemiti ineffabili», e che interpreta il discorso che noi da soli non sapremmo rivolgere a Dio. La Chiesa ha bisogno di riacquistare la sete, il gusto, la certezza della sua verità e di ascoltare con inviolabile silenzio e con docile disponibilità la voce, il colloquio parlante nell’assorbimento contemplativo dello Spirito, il quale insegna «ogni verità». E poi ha bisogno la Chiesa di sentir rifluire per tutte le sue umane facoltà, l’onda dell’amore che si chiama carità e che è diffusa nei nostri cuori proprio «dallo Spirito Santo che ci è stato dato». Tutta penetrata di fede, la Chiesa ha bisogno di sperimentare l’urgenza, l’ardore, lo zelo di questa carità; ha bisogno di testimonianza, di apostolato. Avete ascoltato, voi uomini vivi, voi giovani, voi anime consacrate, voi fratelli nel sacerdozio? Di questo ha bisogno la Chiesa. Ha bisogno dello Spirito Santo in noi, in ciascuno di noi, e in noi tutti insieme, in noi Chiesa. Sì, è dello Spirito Santo che, soprattutto oggi, ha bisogno la Chiesa. Dite dunque e sempre tutti a lui: «Vieni!» (PAOLO VI, Discorso del 29 novembre 1972).

Preghiera

Vieni, o Spirito del cielo,
manda un raggio di tua luce,
manda il fuoco creatore.

Misterioso cuor del mondo,
o bellezza salvatrice,
vieni dono della vita.

Tu sei il vento sugli abissi,
tu il respiro al primo Adamo,
ornamento a tutto il cielo.

Vieni, luce della luce,
delle cose tu rivela
la segreta loro essenza.

Concezione germinale
della terra e di ogni uomo,
gloria intatta della Vergine…

O tu Dio in Dio amore,
tu la luce del mistero,
tu la vita di ogni vita.

(David Maria Turoldo)



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