Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,39-45)

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Commento
Con questa quarta domenica di Avvento, che cade già nelle ferie maggiori di Avvento, accendiamo la 4ª candela della tradizionale corona d’Avvento, significando che l’attesa di secoli, della natura e dell’umanità, raggiunge il suo culmine. Si sta avvicinando il tempo liturgico in cui celebriamo la venuta nella carne del Figlio di Dio, quel momento significativo che Paolo chiama “la pienezza del tempo” (Gal 4,4). La pagina evangelica di questa domenica ci presenta il quadro della visita di Maria a sua cugina Elisabetta. È una festa di gioia: Maria, dopo aver ricevuto l’annuncio dell’angelo, si mette in movimento senza indugio, perché non può tenere per sè questa gioia. Ha bisogno di comunicarla, per dire ciò che Dio sta operando in lei, ma anche per vedere ciò che Dio sta operando nella cugina. La verità della fede si basa su questo: non solo riconoscere l’opera di Dio in noi stessi, ma coglierla anche negli altri, senza egoismo e protagonismo. Il muoversi di Maria verso Elisabetta deriva dalla sovrabbondanza di amore, che la presenza di Cristo nel suo grembo genera. Sembra incarnarsi nella persona di Maria quell’espressione dell’Apostolo: “l’amore di Cristo ci spinge” (2Cor 5,14). Spinta dall’amore, Maria visita la casa di sua cugina e il loro incontro permette un Incontro ancora più profondo, quello tra il Cristo, Verbo di Dio, nel grembo della Vergine e Giovanni, il precursore, la Voce che preparerà le vie, nel grembo di Elisabetta. Tutta l’attesa dell’umanità, rappresentata da Elisabetta, incontra il suo compimento in Maria ed esprime l’esultanza nella danza di Giovanni nel grembo. Il protagonista è ancora lo Spirito, come per Maria, ora anche per Elisabetta: lei riconosce la benedizione, ossia il favore di Dio nei confronti di Maria e la presenza del Frutto del suo grembo, usando il titolo di Madre del Signore. Maria è detta beata, felice, realizzata, perché ha creduto, senza sottrarsi ad alcun rischio, ma ha saputo accogliere la sfida di Dio, donando tutta sé stessa senza riserve, per portare nel mondo il Salvatore. Guardando alla nostra vita e alle nostre comunità cristiane, possiamo sperimentare anche noi la gioia di questa danza nel nostro intimo, sapendo che il Signore ci fa visita sempre di nuovo, si interessa di noi e si è fatto uomo proprio perché la nostra umanità gli sta a cuore, con tutte le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce che ci sono in noi?

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