Caritas Veritatis

L'amore della Verità cerca l'ozio santo (Sant'Agostino)… blog di riflessioni, pensieri e condivisioni cristiane..


Mercoledì delle Ceneri 2025: Vanità delle vanità, tutto è vanità

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 6,1-6.16-18)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

Commento

Niente più della cenere, come prodotto della combustione, col suo leggero e insignificante grigiore, ci dice la fragilità della nostra condizione umana. “Vanità delle vanità, dice Qoèlet, tutto è vanità” (Qo 1,1). Questa manciata di polvere che nella liturgia penitenziale del mercoledì delle ceneri riceviamo sul nostro capo altero, ci invita ad abbassare lo sguardo davanti a Dio, ricordandoci che siamo inconsistenti e fragili, destinati a tornare a quella polvere da cui Egli ci ha tratto. Questa consapevolezza della nostra mortale fragilità, tuttavia, è abitata dallo Spirito, quell’alito di vita che il Padre ha soffiato in noi nell’opera della creazione, rendendoci capaci di vita, di vita eterna. Con questo tesoro in vasi di creta – per riprendere l’immagine dell’Apostolo – ogni giorno siamo chiamati a custodire il dono di Dio ricevuto in noi, ossia quel cuore capace di orientarsi alla vita, oppure alla morte. Il tempo di quaresima, come nei quarant’anni di Israele o i quaranta giorni di Gesù nel deserto, è un tempo di prova, di purificazione, di concentrazione su Dio e la verità di noi stessi, dandoci la possibilità di tornare a Lui, la Fonte della vita, riequilibrando le motivazioni del nostro pensare, parlare e agire. È un tempo di cammino la quaresima, soprattutto di pellegrinaggio interiore, mediante le pagine della Scrittura che ci accompagneranno nella liturgia, mediante una preghiera più profonda e intima, qualche rinuncia dal rumore del mondo e da ciò che è terreno, per concentrarci totalmente su di Lui. A tal riguardo, l’insegnamento di Gesù nel brano evangelico odierno è tagliente: dobbiamo fare attenzione a non ricercare noi stessi e l’attenzione degli uomini in ciò che facciamo, anche nelle più degne opere spirituali, quali sono l’elemosina, la preghiera e il digiuno. In questo tempo di purificazione del nostro cuore, mediante le opere quaresimali, nella lotta contro il peccato e le tendenze disordinate che ci sono in noi, dobbiamo sempre fare attenzione ad essere centrati su di Lui, a voler piacere a Lui, perché è solo così che custodiremo il tesoro di eternità che c’è nel nostro cuore. Così, senza la spasmodica ricerca del consenso umano, gioiremo soltanto dello sguardo del Padre che vede nel nostro segreto e ci ricompenserà con la vita senza tramonto. Lì, allora, sempre consapevoli del nostro essere polvere e cenere, potremo fare nostre le parole di Giobbe: “Io so che il mio redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! Dopo che questa mia pelle sarà strappata via, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro” (Gb 19, 25-27).



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