Caritas Veritatis

L'amore della Verità cerca l'ozio santo (Sant'Agostino)… blog di riflessioni, pensieri e condivisioni cristiane..


VI domenica di Pasqua/C: vivere nello Spirito

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 14,23-29)

In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».

Commento

Nel cuore del tempo pasquale, la liturgia ci accompagna con delicatezza verso l’Ascensione del Signore e la Pentecoste. La VI Domenica di Pasqua ci propone una pagina densa e profonda del Vangelo secondo Giovanni (Gv 14,23-29), in cui Gesù, alla vigilia della sua Passione, promette ai discepoli il dono dello Spirito e la sua pace. Le sue parole risuonano con una tenerezza straordinaria e consolante: “Il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”. Lo Spirito non viene a sostituire Gesù, ma a rinnovare il nostro contatto con Lui, rendendo presente il Signore Risorto nel cuore della comunità cristiana. Non porta un messaggio nuovo, ma illumina e approfondisce il Mistero che Cristo ci ha già rivelato. La sua è una “memoria viva”, capace di farci tornare continuamente al centro: il volto del Figlio. Ma come avviene tutto questo nella vita concreta del credente? È qui che si apre il tema della vita spirituale. Essa non è un lusso per pochi o una dimensione accessoria della fede. È, piuttosto, la qualità interiore di ogni autentica esperienza cristiana. Avere una “vita spirituale” vuol dire vivere nello Spirito, ossia essere docili a una Presenza che ci abita, che illumina la nostra coscienza, che ci guida nei momenti oscuri, che ci dà forza nelle prove. Significa accogliere una luce che ci permette di discernere, cioè di riconoscere la volontà di Dio nella complessità della storia e delle nostre decisioni quotidiane. Questo discernimento spirituale diventa la grande arte richiesta oggi alla Chiesa e a ciascuno di noi. Non si tratta di scegliere secondo la logica del mondo o della maggioranza, in base alla nostra intelligenza o sensibilità culturale, ma secondo la logica del Vangelo nella luce dello Spirito. Nella sua prima omelia, rivolta al collegio cardinalizio dopo la sua elezione, Papa Leone XIV ha detto: “Anche oggi non mancano i contesti in cui Gesù, pur apprezzato come uomo, è ridotto solamente a una specie di leader carismatico o di superuomo, e ciò non solo tra i non credenti, ma anche tra molti battezzati, che finiscono così col vivere, a questo livello, in un ateismo di fatto” (Omelia al Collegio cardinalizio, Cappella Sistina, 9 maggio 2025). Sono parole forti, che ci mettono davanti a una verità: quando perdiamo il riferimento allo Spirito, quando riduciamo Cristo a un’idea, a un mito o a un’ispirazione morale, la nostra fede si svuota, diventando ideologia, o costume. Lo Spirito Santo, invece, ci restituisce Gesù nella sua pienezza: vivo, presente, operante. E ci dona la pace vera, quella che il mondo non può dare. Questa pace non è assenza di problemi, ma presenza di Dio, certezza di non essere più soli. Mediante la pace del cuore, dono di Cristo risorto, ci radichiamo nella verità, anche in mezzo alle persecuzioni, avendo luce nella confusione, comunione nella divisione. Questa pace non prescinde dalla croce, ma ne è il frutto maturo, come primo dono del Risorto. Essa non elimina la sofferenza, ma la trasfigura dall’interno. Affidandoci allo Spirito, che ci insegna tutto, che ci ricorda le parole del Figlio, che ci custodisce nella verità, in questa domenica lasciamoci guidare da Lui verso la nuova Gerusalemme, dove Dio sarà tutto in tutti, e la pace sarà piena e senza tramonto.

Bene-dire (a cura di Mons. Francesco Diano)

Senza lo Spirito Santo, se, cioè, lo Spirito non ci plasma interiormente e noi non ricorriamo a lui abitualmente, praticamente può darsi che camminiamo al passo di Gesù Cristo, ma non con il suo cuore. Lo Spirito ci rende conformi nell’intimo al vangelo di Gesù Cristo e ci rende capaci di annunziarlo esternamente (con la vita). Il vento del Signore, lo Spirito Santo, passa su di noi e deve imprimere ai nostri atti un certo dinamismo che gli è proprio, uno stimolo cui la nostra volontà non rimane estranea, ma che la trascende. Dio ci donerà lo Spirito Santo nella misura in cui accoglieremo la Parola, ovunque la sentiremo. Dovrebbe esserci in noi una sola realtà, una sola verità, uno Spirito onnipotente che si impossessi di tutta la nostra vita, per agire in essa, secondo le circostanze, come spirito di carità, spinto di pazienza, spirito di dolcezza, ma che è l’unico Spirito, lo Spirito di Dio. Tutti i nostri atti dovrebbero essere la continuazione di una medesima incarnazione. Bisognerebbe che consegnassimo tutte le nostre azioni allo Spirito che è in noi, in modo tale che si possa riconoscere in ciascuna di esse il suo volto. Lo Spirito non chiede che questo. Non è venuto in noi per riposarsi; egli è infaticabile, insaziabile nell’agire; una sola cosa può impedirglielo: il fatto che noi, con la nostra cattiva volontà, non glielo permettiamo, oppure non gli accordiamo abbastanza fiducia e non siamo fino in fondo convinti che egli ha una sola cosa da fare: agire. Se lo lasciassimo fare, lo Spirito sarebbe assolutamente instancabile e di tutto si servirebbe. Basta un nulla a spegnere un focherello, mentre un fuoco avvampante consuma ogni cosa. Se noi fossimo gente di fede, potremmo consegnare allo Spirito tutte le azioni della giornata, qualunque siano: le trasformerebbe in vita (M. DELBRÊL, Indivisibile amore. Frammenti di lettere, Casale Monferrato, 1994, 43-45, passim).

Preghiera

Signore, noi abbiamo ancora le mani insanguinate dalle ultime guerre mondiali, così che non ancora tutti i popoli hanno potuto stringerle fraternamente fra loro; Signore, noi siamo oggi tanto armati come non lo siamo mai stati nei secoli prima d’ora, e siamo così carichi di strumenti micidiali da potere, in un istante, incendiare la terra e distruggere forse anche l’umanità; Signore, noi abbiamo fondato lo sviluppo e la prosperità di molte nostre industrie colossali sulla demoniaca capacità di produrre armi di tutti i calibri e tutte rivolte a uccidere e a sterminare gli uomini nostri fratelli; così abbiamo stabilito l’equilibrio crudele della economia di tante Nazioni potenti sul mercato delle armi alle Nazioni povere, prive di aratri, di scuole e di ospedali; Signore, noi abbiamo lasciato che rinascessero in noi le ideologie, che rendono nemici gli uomini fra loro: il fanatismo rivoluzionario, l’odio di classe, l’orgoglio nazionalista, l’esclusivismo razziale, le emulazioni tribali, gli egoismi commerciali, gli individualismi gaudenti e indifferenti verso i bisogni altrui; Signore, noi ogni giorno ascoltiamo angosciati e impotenti le notizie di guerre ancora accese nel mondo; Signore, è vero! Noi non camminiamo rettamente! Signore, guarda tuttavia ai nostri sforzi, inadeguati, ma sinceri, per la pace nel mondo! Vi sono istituzioni magnifiche e internazionali; vi sono propositi per il disarmo e la trattativa; Signore, vi sono soprattutto tante tombe che stringono il cuore, famiglie spezzate dalle guerre, dai conflitti, dalle repressioni capitali; donne che piangono, bambini che muoiono; profughi e prigionieri accasciati sotto il peso della solitudine e della sofferenza; e vi sono tanti giovani che insorgono perché la giustizia sia promossa e la concordia sia legge delle nuove generazioni; Signore, Tu lo sai, vi sono anime buone che operano il bene in silenzio, coraggiosamente, disinteressatamente e che pregano con cuore pentito e con cuore innocente; vi sono cristiani, e quanti, o Signore, nel mondo che vogliono seguire il Tuo Vangelo e professano il sacrificio e l’amore; Signore, Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace.

(Paolo VI)



Una replica a “VI domenica di Pasqua/C: vivere nello Spirito”

  1. “La sua è una “memoria viva”, capace di farci tornare continuamente al centro: il volto del Figlio… Lo Spirito Santo, invece, ci restituisce Gesù nella sua pienezza: vivo, presente, operante.”

    Grazie don Luciano che ci aiuti ad ascoltare lo Spirito Santo e sperimentare “memoria viva” di Gesù.

    • Samy

    "Mi piace"

Lascia un commento