Caritas Veritatis

L'amore della Verità cerca l'ozio santo (Sant'Agostino)… blog di riflessioni, pensieri e condivisioni cristiane..


VI domenica del T.O./C: in chi ho posto la mia fiducia?

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 6, 17.20-26)

In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne. Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».

Commento

Gesù, insieme ai Dodici che ha scelto nell’intimità del suo dialogo con il Padre, sul monte dove si era recato a pregare, ora scende a valle. È il gesto che il Signore compie sempre di nuovo: scende verso di noi, verso le valli della nostra vita, perché gli interessiamo, perché vuole farsi nostro compagno di strada ed indicarci la via. La sua condiscendenza divina verso la nostra vita è segno del suo amore incondizionato per noi ed è il suo modo costante di agire, di parlare e di insegnarci. Prendendo la parola, Gesù si rivolge prima di tutto ai suoi discepoli, ma vuole che il suo messaggio si riverberi anche sulla folla, perché da essa possano sorgere ancora altri discepoli. Indirizzandosi a loro, in uno stile alquanto differente dalle beatitudini che leggiamo nel Vangelo di Matteo (Mt 5,1-12), qui Gesù si rivolge direttamente ai suoi, con una seconda persona plurale, fotografando quattro situazioni di prova, in maniera molto concreta: la povertà, la fame, il pianto e la persecuzione. Si è beati, benedetti, felici, quando si vivono queste situazioni, non perché siano buone in se stesse, ma perché danno al discepolo la possibilità di porre tutta la sua fiducia in Dio. Il povero, che non si fida delle sue risorse, ma si affida totalmente a Dio, possiede la ricchezza più grande di tutte, ossia il Regno. Chi sperimenta la fame di tutto ciò che è necessario, sa che è debole, vulnerabile, e deve aspettarsi tutto da Dio, che con la sua Provvidenza non lo abbandonerà a se stesso. Chi è nell’angoscia, nel pianto, nel dolore, può scoprire sempre di nuovo che tale condizione della vita umana non è permanente, ma ha una fine. La vera gioia non è di questo mondo, ma dell’eternità con Lui. La quarta beatitudine, poi, è per coloro che sono perseguitati per una specifica ragione, espressa chiaramente da Gesù, ossia “a causa del Figlio dell’uomo”. Si tratta di persecuzione che deriva dalla fede, dal disprezzo di Cristo, la persecuzione che causa il sangue dei martiri. È importante, infatti, avere chiara la causa di questa persecuzione: in tale beatitudine non rientra la persecuzione tout court, di chi viene perseguitato a causa delle sue azioni, dei suoi errori. In quei casi la causa non è Cristo, ma lui stesso! Chi, invece, è perseguitato per Cristo, per suo amore, ha una sorte sicura: la ricompensa celeste, l’eternità senza tramonto! L’originalità delle beatitudini, secondo la versione di Luca, sta anche nella speculare presenza di quattro guai. Il primo è per i ricchi, che pongono la fiducia nella carne e nei beni di questo mondo. Non possono aspettarsi nulla di buono, perché hanno già avuto la loro consolazione. Il problema, però, è che questa comodità e consolazione materiale, è destinata a finire! Così anche chi ha pensato a saziarsi delle cose di questo mondo, senza coltivare la vera fame e sete di Dio, quando sarà privato della sua presenza per sempre, avrà un’eterna fame di Lui e non potrà mai essere saziato (non è questo l’inferno?!). Così sarà anche la sorte dei gaudenti, di coloro che per tutta la vita hanno sfuggito o edulcorato il dolore, lasciandosi distrarre da fatui surrogati: un giorno dovranno fare i conti col dolore, già in questo mondo, e questa potrebbe ancora essere una possibilità di purificazione, ma se perdono anche quest’ultima, dovranno fare i conti con l’eternità. Infine, destinatari dell’ultimo “guai” sono coloro che investono tutte le loro energie nella ricerca smodata dei consensi. Avere qualche complimento non è peccato, ma attaccare il cuore alla falsa immagine che siamo capaci di generare negli altri, proprio come “falsi profeti”, appunto, può veramente portarci lontano da Dio! Quanto è prezioso, allora, imparare anche ad accogliere le contestazioni, le contrarietà della vita, per amore alla Verità, sapendo che queste ci tengono sulla buona strada dell’umiltà e della confidenza in Dio.

Bene-dire (a cura di Mons. Francesco Diano)

Fra i dieci gruppi in cui si possono distribuire e raccogliere le diverse beatitudini bibliche, uno solo riguarda il possesso dei beni materiali. È la beatitudine di un padre che, per merito della fecondità della moglie, si trova provvisto di un certo numero di figli, sani e robusti, e che, perciò, passa onorato e riverito tra la gente della sua città. Ma altre beatitudini di ordine materiale non esistono. Né i ricchi, né i potenti, dominatori, eroi, né, molto meno, i gaudenti, fecero parte, direttamente, per le beatitudini bibliche, del numero dei beati. Anche la ricchezza, certamente, rientrò nella visione biblica antico-testamentaria, tra i beni desiderabili per la vita di ogni uomo. La povertà e l’indigenza non ebbero mai buona accoglienza. A differenza, però, delle beatitudini sia egiziane che greche, le beatitudini bibliche non credettero mai che la ricchezza, da sola, bastasse a dare felicità. E neppure, quindi, la gloria, la potenza, il prestigio. Anche questi, certamente, apparvero e furono stimati beni altamente desiderabili. Ma non vennero ritenuti affatto costitutivi della felicità umana. Furono cioè dei beni integrativi, ma non costitutivi. Servendoci, quindi, di questa distinzione fra beni costitutivi e beni integrativi, l’unico grande bene costitutivo non fu, in realtà, secondo nove dei dieci gruppi di beatitudini, che Dio; ovvero, meglio, il possesso, da parte dell’uomo, di tutti gli atteggiamenti più genuini e autentici verso la realtà divina: la fede in un unico Dio (gruppo I); piena confidenza e speranza nella sua azione salvifica (II); rispetto profondo, timore e amore (III); umile confessione delle proprie colpe e desiderio di perdono (IV); stima e attiva partecipazione all’incremento del culto e la liturgia del tempio (V); attento sguardo sapienziale e attento ascolto alla presenza di Dio nel mondo e nella storia (VI); stima della Legge come riflesso e testimonianza della manifestazione dell’azione salvifica di Dio (VII); rispettoso comportamento verso l’ordine della giustizia (VIII); e, infine, umile accettazione anche di una qualche menomazione fisica, di uno stato di sofferenza (X). Siamo, quindi, come si vede, di fronte a un complesso di atteggiamenti religiosi, per i quali l’uomo, consapevole delle sue incapacità, limitatezze, non si chiude orgogliosamente in séstesso, ma riconosce che solo in Dio trova la sua completezza (A. MATTIOLI, Beatitudini e felicità nella Bibbia d’Israele, Prato, 1992, 542s.).

Preghiera

Signore Gesù Cristo, custodisci questi giovani nel tuo amore. Fa’ che odano la tua voce e credano a ciò che tu dici, poiché tu solo hai parole di vita eterna. Insegna loro come professare la propria fede, come donare il proprio amore, come comunicare la propria speranza agli altri. Rendili testimoni convincenti del tuo Vangelo, in un mondo che ha tanto bisogno della tua grazia che salva. Fa’ di loro il nuovo popolo delle Beatitudini, perché siano sale della terra e luce del mondo all’inizio del terzo millennio cristiano. Maria, Madre della Chiesa, proteggi e guida questi giovani uomini e giovani donne del ventunesimo secolo. Tienili tutti stretti al tuo materno cuore. Amen.

(Preghiera del Papa, al termine della Giornata della Gioventù di Toronto).



Una replica a “VI domenica del T.O./C: in chi ho posto la mia fiducia?”

  1. “… qui Gesù si rivolge direttamente ai suoi, con una seconda persona plurale, fotografando quattro situazioni di prova, in maniera molto concreta: la povertà, la fame, il pianto e la persecuzione. Si è beati, benedetti, felici, quando si vivono queste situazioni, non perché siano buone in se stesse, ma perché danno al discepolo la possibilità di porre tutta la sua fiducia in Dio.”

    Grazie don Luciano che ci aiuti di porre tutta la nostra fiducia in Dio.

    – Samy

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