Caritas Veritatis

L'amore della Verità cerca l'ozio santo (Sant'Agostino)… blog di riflessioni, pensieri e condivisioni cristiane..


IV domenica di quaresima/B: La porta sempre aperta

Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 3,14-21)
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Commento
La IV domenica di quaresima, detta “Laetare”, per via dell’antifona d’ingresso della Messa, ha una speciale connotazione di gioia, in cui la Chiesa ci fa anticipare l’atmosfera pasquale. La splendida pagina evangelica, presa dal capitolo III del Vangelo di Giovanni, ci conduce ad approfondire il senso di questa gioia consolante, che certamente non è un sentimento a buon mercato. L’evangelista, proponendoci un passo del discorso di Gesù a Nicodemo, questo fariseo, rappresentante del giudaismo ortodosso e cercatore notturno di Dio, ci porta al cuore del mistero pasquale di Gesù. Richiamando l’episodio dell’innalzamento del serpente di bronzo nel deserto ad opera di Mosè (cfr. Nm 21,4-9), per salvare il popolo dai morsi velenosi dei serpenti, Gesù annuncia il compimento di quella profezia nella sua persona. Ciò che si verificò simbolicamente ai tempi della Prima Alleanza, assume ora un senso nuovo in Lui, innalzato sulla Croce. La sorte ignominiosa di un condannato a morte diviene causa di salvezza eterna per chi crede. È l’amore del Padre, infinito e viscerale per l’umanità, manifestatoci nel dono del Figlio, la causa della salvezza dai morsi mortiferi del peccato. È consolante sapere che Dio non cambia idea nei nostri confronti: ha dato il suo Figlio perché noi avessimo la vita, quella vera, eterna, che non finisce. Sotto il peso dei nostri peccati e delle nostre infedeltà, ci viene data la possibilità di essere perdonati, guariti, se lo vogliamo. Non è sufficiente credere in qualcosa, compiere gesti, ma investire nell’amicizia con Gesù, credere nella sua persona viva. Dio Padre, in Cristo, offre al mondo sempre di nuovo questa possibilità. Egli, di fronte ai ripetuti rifiuti dell’umanità, avrebbe potuto arrendersi, condannandoci per sempre, eppure ha lasciato una porta sempre aperta per tutti noi, manifestando il suo amore senza fine. L’ingresso attraverso la porta avviene mediante la libera adesione della fede, mai imposta, ma sempre proposta. Vivere di fede significa vivere nella verità, lasciarsi illuminare dalla luce di Cristo e compiere le opere della luce. Nonostante questo dono irrevocabile di Dio e del suo amore, però, ci sono tanti che decidono di non accogliere la luce, ma scelgono le tenebre, perché le amano più della luce. Noi da che parte vogliamo stare? Scegliamo la luce e la verità, oppure siamo ancora attratti dalle tenebre della menzogna, del peccato e dell’egoismo?

Bene-dire (a cura di don Francesco Diano)

Il lungo cammino verso casa

«Una delle più grandi provocazioni della vita spirituale è ricevere il perdono di Dio. C’è qualcosa in noi, esseri umani, che ci tiene tenacemente aggrappati ai nostri peccati e non ci permette di lasciare che Dio cancelli il nostro passato e ci offra un inizio completamente nuovo. Qualche volta sembra persino che io voglia dimostrare a Dio che le mie tenebre sono troppo grandi per essere dissolte. Mentre Dio vuole restituirmi la piena dignità della condizione di figlio, continuo a insistere che mi sistemerò come garzone. Ma voglio davvero essere restituito alla piena responsabilità di figlio? Voglio davvero essere totalmente perdonato in modo che sia possibile una vita del tutto nuova? Ho fiducia in me stesso e in una redenzione così radicale? Voglio rompere con la mia ribellione profondamente radicata contro Dio e arrendermi in modo così assoluto al suo amore da far emergere una persona nuova? Ricevere il perdono esige la volontà totale di lasciare che Dio sia Dio e compia ogni risanamento, reintegrazione e rinnovamento. Fin quando voglio fare anche soltanto una parte di tutto questo da solo, mi accontento di soluzioni parziali, come quella di diventare un garzone. Come garzone posso ancora mantenere le distanze, ribellarmi, rifiutare, scioperare, scappare via o lamentarmi della paga. Come figlio prediletto devo rivendicare la mia piena dignità e cominciare a prepararmi a diventare io stesso il padre» (H.J.M. NOUWEN, L’abbraccio benedicente, Brescia, Queriniana, 2004, 78-79).

Preghiera

Aiutaci, o Signore, a portare avanti nel mondo e dentro di noi la tua risurrezione.
Donaci la forza di frantumare tutte le tombe in cui la prepotenza, l’ingiustizia, la ricchezza, l’egoismo, il peccato, la solitudine, la malattia, il tradimento, la miseria, l’indifferenza hanno murato gli uomini vivi.
Metti una grande speranza nel cuore degli uomini, specialmente di chi piange.
Concedi, a chi non crede in te, di comprendere che la tua Pasqua è l’unica forza della storia perennemente eversiva.
E poi, finalmente, o Signore, restituisci anche noi, tuoi credenti, alla nostra condizione di uomini.
(Don Tonino Bello)



Una replica a “IV domenica di quaresima/B: La porta sempre aperta”

  1. “Non è sufficiente credere in qualcosa, compiere gesti, ma investire nell’amicizia con Gesù, credere nella sua persona viva.”

    Grazie Don Luciano che ci aiuti a vivere in amicizia con Gesù.

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