Caritas Veritatis

L'amore della Verità cerca l'ozio santo (Sant'Agostino)… blog di riflessioni, pensieri e condivisioni cristiane..


III domenica di Pasqua/B: Toccare la carne di Cristo

Dal vangelo secondo Luca (Lc 24,35-48)

In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

Commento

Meditando la pagina evangelica di questa domenica del tempo pasquale, colpisce fortemente l’insistenza dell’evangelista sulla materialità della presenza e della manifestazione di Gesù Risorto nel cenacolo. Tutto parte dal racconto di un’esperienza: quella dei due discepoli che ad Emmaus hanno riconosciuto Gesù Risorto nel viandante misterioso, dal suo modo di spezzare il pane. Sono i gesti ad essere spesso più eloquenti delle parole ed è proprio così che accade anche per la rivelazione di Gesù ad Emmaus. Soltanto dopo che lo hanno riconosciuto nel gesto dello spezzare il pane, ossia nel donarsi nell’Eucaristia, i discepoli ricordano come il loro cuore ardeva nell’ascoltarlo spiegare le Scritture. Così dopo quest’incontro di grazia, i due non possono trattenere tale gioia e corrono a comunicarla agli Undici nel Cenacolo. Ci viene detto, però, che mentre stavano ancora parlando, Gesù stette in mezzo a loro. Il verbo usato “stare” non è casuale: Gesù non arriva, ma è già lì, presente, risorto. Ciò che fa, in effetti, è soltanto manifestarsi nuovamente, perché possano vederlo e la loro fede venga rafforzata. In altre parole, Gesù Risorto è sempre ormai presente in modo nuovo in mezzo ai suoi discepoli, è nel cuore della Chiesa per sempre: “io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Non è semplice per i discepoli accettare questa nuova realtà: essi sono turbati e spaventati. Il Risorto, però, li incoraggia ed accompagna nel loro cammino di fede, come fa con ciascuno di noi, sottolineando la concretezza della sua presenza. Egli non è uno spirito evanescente e fatuo, ma è ormai nella dimensione del corpo glorificato e immortale, condizione che tutti noi siamo chiamati ad ereditare. Colpiscono le parole del Maestro: “toccatemi e guardate”! A questo punto il tatto sembra più importante della vista. La fede è questione di tatto, di contatto con la carne vivente del Cristo, che noi riceviamo ogni giorno nell’Eucaristia. Anche per l’Evangelista Giovanni questo era chiaro già a partire dal mistero dell’Incarnazione: “Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita, noi lo annunciamo anche a voi” (1Gv 1,1.3). Soltanto dopo una manifestazione così fisica, potremmo dire “tattile”, confermata anche dalla condivisione del cibo materiale con loro, Gesù ritorna alle Scritture, dove tutto è ben chiaro sul mistero della sua passione, morte e risurrezione. Ai discepoli, come anche a noi, il compito di riconoscere la presenza di Gesù, che non è un’idea o una scuola di pensiero, ma una Persona vivente da incontrare sempre di nuovo e di cui essere testimoni, perché la nostra vita e quella di tanti altri vengano trasformate dalla conversione e dal perdono dei peccati. Chiediamoci allora: dove posso incontrare il Risorto, qui ed ora nell’esperienza della mia vita quotidiana? Dove posso fare esperienza di questa “carne gloriosa” del Cristo? Questo avviene certamente nell’Eucaristia, nella Parola, ma anche nella carne del povero e del bisognoso, nei quali Gesù ci ha ricordato di essere sempre presente: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40).

Bene-dire (a cura di don Francesco Diano)

II punto cruciale di questo cammino sta nel riconoscere che il Gesù risorto, che compie i desideri dell’uomo, è ancora il Gesù crocifisso, che ha affidato al Padre il compimento dei propri desideri. Ha uniformato la propria volontà alla volontà del Padre. Ha accettato di perdere la propria vita sulla croce, per compiere la missione di proclamare all’uomo peccatore e separato da Dio che il Padre non lo abbandona al fallimento, non lo rifiuta anche se è rifiutato; anzi gli dona il proprio Figlio, per mostrare che neppure il peccato impedisce a Dio di amare l’uomo e di attirarlo a sé in un gesto di perdono, che vince il peccato e la morte. Tutto questo è implicitamente contenuto nel grido del discepolo prediletto, che rompe il silenzio del mattino: «E il Signore» (Gv 21,7). Questa espressione, infatti, rievoca le professioni di fede della Chiesa primitiva. Gesù, che si è umiliato nella morte, in obbedienza al Padre e per amore degli uomini, è stato glorificato dal Padre ed è stato proclamato Signore, cioè colui che reca pienamente in sé la forza d’amore e di salvezza che è propria di Dio stesso. Gesù manifesta la sua capacità e volontà di comunicare agli uomini l’amore salvifico del Padre anche attraverso un gesto simbolico. Egli mangia con i discepoli. L’umile, quotidiano gesto del mangiare è ricco di potenzialità espressive. Può prestarsi a esprimere la comunicazione di beni sempre più grandi e misteriosi, che approfondiscono il bene fisico del cibo e il bene psicologico della conversazione, scambiati durante il pasto comune. Gesù assume questo gesto umano e lo carica di prodigiose potenzialità. Il pasto descritto nel cap. 21 di Giovanni non risulta essere un convito propriamente eucaristico. Rievoca però il convito di Jahvè col popolo degli ultimi tempi, annunciato nell’Antico Testamento. Si ricollega ai conviti messianici fatti da Gesù con i discepoli o con le folle. Allude all’ultima cena o ad altri conviti di Gesù risorto, che hanno caratteri più propriamente e chiaramente eucaristici e comportano quindi il trapasso del generico simbolismo conviviale nella reale comunione col Signore, che si rende presente trasformando il pane e il vino nella vita e misteriosa realtà del corpo donato e del sangue versato (C.M. MARTINI, Incontro al Signore risorto. Il cuore dello spirito cristiano, Cinisello Balsamo, San Paolo, 2009, 258-259).

Preghiera

Aiutaci, o Signore, a portare avanti nel mondo e dentro di noi la tua risurrezione.
Donaci la forza di frantumare tutte le tombe in cui la prepotenza, l’ingiustizia, la ricchezza, l’egoismo, il peccato, la solitudine, la malattia, il tradimento, la miseria, l’indifferenza hanno murato gli uomini vivi.
Metti una grande speranza nel cuore degli uomini, specialmente di chi piange.
Concedi, a chi non crede in te, di comprendere che la tua Pasqua è l’unica forza della storia perennemente eversiva.
E poi, finalmente, o Signore, restituisci anche noi, tuoi credenti, alla nostra condizione di uomini

(Don Tonino Bello).



Una replica a “III domenica di Pasqua/B: Toccare la carne di Cristo”

  1. “La fede è questione di tatto, di contatto con la carne vivente del Cristo, che noi riceviamo ogni giorno nell’Eucaristia… Dove posso fare esperienza di questa “carne gloriosa” del Cristo? Questo avviene certamente nell’Eucaristia, nella Parola, ma anche nella carne del povero e del bisognoso”

    Grazie don Luciano che ci aiuti costantemente a fare esperienza del carne gloriosa di Cristo nell’Eucaristia, nella Parola, e nella carne del povero.

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