Dal vangelo secondo Matteo (Mt 5, 38-48)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
Breve commento
Che conquista di civiltà fu nell’antichità la cosiddetta “legge del taglione”, introducendo il freno della proporzionalità nel vortice della violenza senza misure e senza controlli. Essa non era solo eredità del popolo di Israele, ma patrimonio condiviso con altre nazioni dell’antico Oriente, già a partire dal codice di Hammurabi (1754 a.C.). Con questa norma si consacrava il criterio della iustitia vindicativa basata sulla proporzione: ad ogni causa, corrispondeva un effetto proporzionato. La maturazione della legge operata da Gesù, di cui abbiamo iniziato a parlare già domenica scorsa con le prime 4 “antitesi” del discorso della montagna, tocca anche questo principio. Per il cristiano una giustizia meramente commutativa, sebbene proporzionale, non è sufficiente! Cristo chiede qualcosa in più ai suoi discepoli. Scrive San Cromazio di Aquileia: “ora ad un popolo evangelico vengono affidati comandi di una dottrina celeste e di una giustizia giunta alla perfezione” (Commento al Vangelo di Matteo, 26, I,1). E questa giustizia perfetta di Gesù si fonda sull’eccedenza, quella del vero amore che non conosce limiti. Pregando per la comunità di Efeso, San Paolo ricorda le dimensioni di questo amore: “Che il Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e di conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio” (Ef 3, 17-19). Questo amore è alla base del nuovo principio evangelico: non opporsi al malvagio! Cosa significa questo? Che siamo chiamati a lasciarci schiacciare? Che non bisogna difendersi? Evidentemente no, perché altrimenti mancheremmo nei confronti di un altro amore, quello sano e necessario verso sé stessi! D’altronde Gesù stesso, di fronte allo schiaffo ingiusto della guardia, si è chiesto: “Se ho parlato male, dimostra il male che ho detto; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?” (Gv 18, 23). Il Maestro vuol dirci allora che di fronte a chi ci fa del male, pur chiamandolo per nome e riconoscendone tutto il peso e la gravità, non possiamo più accontentarci di una logica meramente proporzionale e vendicativa, ma siamo invitati a superare la tentazione di ripagarlo con la stessa moneta. Se qualcuno ci percuote, siamo tentati a fare altrettanto, ma Gesù invece ci invita a “spiazzare” con la mansuetudine e la mitezza. Questa eccedenza, poi, si manifesta anche nel rapporto con le cose materiali: a chi vuole la tunica, diamo anche il mantello. La cupidigia e la bramosia del possesso si vincono con il distacco. Anche il potere e l’imposizione sono vinti dall’eccedenza di generosità e liberalità: chi ci impone di fare un miglio, sarà spiazzato dal vedercene percorrere due con lui. Questo modo di fare sarà la base di una vera carità, grazie alla quale la nostra porta sarà sempre aperta ad accogliere e rispondere ai bisogni dell’altro. La piena maturazione della legge, però, si ha nelle parole rivoluzionarie dell’ultima antitesi: amare i nemici! Questo invito di Gesù fa prendere fuoco a tante pagine di storia antica, recente e attuale e mette in crisi i sentimenti più profondi del nostro cuore. Quanto è difficile accogliere e, soprattutto, mettere in pratica queste parole! Rispondere all’odio con l’amore sembra impossibile. Eppure Qualcuno, pendendo dalla croce da innocente, c’è riuscito: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno!” (Lc 23,34). E dopo di Lui schiere di testimoni luminosi del Vangelo, i perfetti come il Padre, che hanno saputo sostituire la logica della vendetta con quella del perdono e dell’eccedenza dell’amore.
Bene-dire (a cura di don Francesco Diano)
Se vuoi imparare l’amore di Dio, devi cominciare col pregare per i tuoi nemici. È più difficile di quanto sembri. Pregare per gli altri ci obbliga a volere ciò che è meglio per loro, il che è tutt’altro che facile se, per esempio, riguarda un compagno di scuola che parla male di te, una ragazza che considera qualcun altro più attraente di te, uno che si proclama tuo amico e che ti sfrutta per tanti piccoli favori che non vorresti fargli, o un collega che fa del suo meglio per soffiarti il posto. Eppure, ogni volta che preghi – ma preghi davvero – per i tuoi nemici, ti accorgi che il tuo cuore si rinnova. Nel contesto della tua preghiera, scopri subito che i tuoi nemici sono in realtà esseri umani come te, amati da Dio come sei amato tu. Ne deriva che gli steccati che hai eretto tra ‘lui e me’, ‘noi e loro’, ‘il nostro e il loro’ scompaiono. Il tuo cuore guadagna in profondità e ampiezza e si apre sempre più a tutti gli esseri umani che Dio nel suo amore fa vivere qui in terra. Mi riesce difficile immaginare una via per giungere all’amore che sia più concreta della preghiera per i nemici. Ti obbliga infatti ad accettare la verità non sempre gradita che, agli occhi di Dio, tu non sei ne più degno né meno degno di essere amato di quanto lo siano gli altri, e crea una consapevolezza di profonda solidarietà con tutti gli uomini. Crea inoltre in te una compassione universale e un cuore sempre più libero dall’istinto di ricorrere alla sopraffazione e alla violenza. E avrai la grande gioia di scoprire che ti è impossibile arrabbiarti con coloro per i quali hai veramente pregato. E vedrai che comincerai a parlare in un altro modo a loro o di loro e che sarai proprio deciso a fare del bene a chi in qualche modo ti ha fatto del male.
(H.J.M. NOUWEN, Lettere a un giovane sulla vita spirituale, Brescia, Queriniana, 2008, 64).
Preghiera
Signore, benedici i miei nemici! Anche io li benedico e non li maledico.
I miei nemici mi hanno spinto ulteriormente verso di te, tra le tue braccia, più degli amici.
Mi hanno legato a terra e hanno rovesciato a terra ogni speranza.
I nemici mi hanno reso estraneo ai regni terreni e hanno fatto di me un abitante senza valore della terra. Come una bestia perseguitata, così io, perseguitato davanti ai nemici, ho trovato un rifugio più sicuro, nascondendomi sotto la tua tenda, dove né i nemici né gli amici possono distruggere la mia anima.
Signore, benedici i miei nemici! Anche io li benedico e non li maledico.
• Hanno confessato i miei peccati al posto mio davanti al mondo.
• Mi hanno fustigato quando mi sono risparmiato la fustigazione.
• Mi hanno tormentato quando sono fuggito dai tormenti.
• Mi hanno ingiuriato quando ho lusingato me stesso.
• Mi hanno sputato addosso quando mi sono inorgoglito di me stesso.
Signore, benedici i miei nemici! Anche io li benedico e non li maledico.
• Quando mi sono considerato saggio, mi hanno chiamato pazzo.
• Quando sono diventato più forte, hanno riso di me.
• Quando ho voluto dirigere la gente mi hanno respinto indietro.
• Quando mi sono precipitato a diventare ricco, mi hanno strattonato con pugno di ferro.
• Quando ho pensato di dormire tranquillo, mi hanno risvegliato dal sonno.
• Quando ho costruito una casa per una vita lunga e tranquilla, l’hanno distrutta e mi hanno scacciato. Invero i nemici mi hanno sciolto dal mondo e hanno esteso le mie mani fino alla tua veste.
Signore, benedici i miei nemici!
Benedicili e moltiplicali, incitali ulteriormente contro di me, perché il mio volo verso di te sia senza ritorno; perché la mia speranza negli uomini non si spezzi come una ragnatela; perché l’umiltà regni pienamente nel mio cuore; perché il mio cuore divenga la tomba del male. Perché tu possa radunare tutto il mio tesoro nei cieli.
Ah, se mi potessi liberare d’un colpo dell’auto-inganno che mi ha aggrovigliato nella rete completa di una vita fuorviante!
I nemici mi hanno insegnato a conoscere quello che pochi nel mondo sanno: che l’uomo sulla terra non ha nemici, se non se stesso. Odia i nemici solo colui che non sa che i nemici non sono nemici, ma amici esigenti.
Pertanto, Signore, benedici i miei nemici e i miei amici!
Il servo maledice i nemici perché non sa, ma il Figlio li benedice perché sa. Il Figlio sa che i nemici non possono toccare la sua vita. Quindi passeggia libero tra loro e prega Dio per loro.
Signore, benedici i miei nemici! Anche io li benedico e non li maledico.
[San Nicola – (Velimirović)]