VII domenica del T.O./C: Oltre la vendetta

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 6,27-37)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gl’ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio”.

Commento

Proseguendo il cosiddetto “discorso della pianura”, già propostoci nella sua prima parte da domenica scorsa, Gesù ci offre oggi un messaggio di profondissimo impatto: l’amore verso i nemici. Si tratta certamente di un tema originale e maggiormente provocatorio della predicazione del Maestro, perché tocca il cuore di una delle dinamiche – ahimè – tipiche della vita umana, quella della vendetta. L’essere umano, dotato di intelligenza e volontà, ha senza dubbio la capacità di riconoscere il male che subisce e sotto l’influsso della sua inclinazione violenta, che viene dal peccato originale, è portato ad avere la tentazione di rispondere al male  subito, non mediante il bene, ma attraverso la dinamica perversa della vendetta. Essa consiste nel corrispondere al male con il male, in una logica simmetrica e proporzionata, per lo più accolta anche dal comune modo di sentire, o addirittura, in maniera a volte sproporzionata, come ci insegna la storia dell’umanità. Gesù Cristo, però, è venuto a portarci una logica nuova, potremmo dire, rivoluzionaria. Al male non si deve rispondere con il male, sebbene sia programmato in modo simmetrico e proporzionato, ma solo ed esclusivamente con il bene. Il messaggio di Cristo, totalmente coincidente con la sua Persona, consiste in una logica asimmetrica, come asimmetrico ed eccedente è l’amore! L’amore, letto nella logica semplicemente razionale, sembra essere incomprensibile, eppure questo è proprio il linguaggio di Dio. San Giovanni nella sua Prima lettera ci ha donato una delle poche definizioni di Dio: “Dio è amore” (1Gv 4,16). Se guardiamo con onestà e sincerità alla nostra vita di cristiani del XXI secolo, possiamo dire di aver veramente sposato questa logica di Gesù? Guardando alle nostre relazioni, alle nostre comunità, anche alla nostra Chiesa, non si coglie ancora tristemente come la logica della vendetta sia troppo spesso più utilizzata di quella dell’amore e del perdono? Scegliere la via dell’amore è certamente un atto di grande umiltà e fortezza. Spesso si pensa che una persona possa dimostrare la sua forza e il suo valore con il dominio, la violenza e la vendetta. Cristo ci insegna, però, che la vera fortezza sta nel vincere queste dinamiche scontate, per scegliere la strada dell’amore sovrabbondante ed eccedente. A margine di questa pagina evangelica, che veramente non ha bisogno di essere commentata, quanto di essere coerentemente vissuta, piace richiamare il fortissimo messaggio che Papa Francesco ci ha donato nella sua ultima enciclica: “Quanti perdonano davvero non dimenticano, ma rinunciano ad essere dominati dalla stessa forza distruttiva che ha fatto loro del male. Spezzano il circolo vizioso, frenano l’avanzare delle forze della distruzione. Decidono di non continuare a inoculare nella società l’energia della vendetta, che prima o poi finisce per ricadere ancora una volta su loro stessi. Infatti, la vendetta non sazia mai veramente l’insoddisfazione delle vittime. Ci sono crimini così orrendi e crudeli, che far soffrire chi li ha commessi non serve per sentire che si è riparato il delitto; e nemmeno basterebbe uccidere il criminale, né si potrebbero trovare torture equiparabili a ciò che ha potuto soffrire la vittima. La vendetta non risolve nulla” (Francesco, Fratelli tutti, n. 251).

Bene-dire (a cura di don Francesco Diano)

Guardate per quale via Dio va verso gli uomini, verso i suoi nemici. È la via che la Scrittura stessa chiama stoltezza, la via dell’amore sino alla croce. Riconoscere la croce di Gesù Cristo come l’invincibile amore di Dio verso tutti gli uomini, verso di noi come verso i nostri nemici: questa è la più grande sapienza. O crediamo che Dio ami noi più di quanto ama i nostri nemici? Crediamo forse di essere i beniamini di Dio? La croce non è proprietà privata di nessuno: essa appartiene a tutti gli uomini, ha valore per tutti. Dio ama i nostri nemici – ecco quel che ci dice la croce – per loro egli soffre, per loro conosce la miseria e il dolore, per loro ha dato il suo Figlio amato. Per questo è di capitale importanza che dinanzi a ogni nemico che incontriamo, subito pensiamo: Dio lo ama, per lui Dio ha dato tutto. Anche tu, ora, dagli ciò che hai: pane, se ha fame; acqua, se ha sete; aiuto, se è debole; benedizione, misericordia, amore. Ma lo merita? Sì. Chi infatti merita di essere amato, chi è bisognoso del nostro amore più di colui che odia? Chi è più povero di lui? Chi più bisognoso di aiuto, chi più bisognoso di amore del tuo nemico? Hai mai provato a considerare il tuo nemico come qualcuno che, in fondo, ti sta dinanzi nella sua estrema povertà, e ti prega, senza poter dar voce alla sua preghiera: «Aiutami, donami quell’unica cosa che mi può ancora essere di aiuto a liberarmi dal mio odio, donami l’amore, l’amore di Dio, l’amore del Salvatore crocifisso»? Tutte le minacce, tutti i pugni protesi sono in definitiva un mendicare l’amore di Dio, la pace, la fraternità. Tu respingi il più povero dei poveri, lo metti alla porta, quando respingi il tuo nemico […]. Il carbone ardente brucia e fa male, quando ci tocca. Anche l’amore può bruciare e far male. Ci insegna a riconoscere quanto miseri siamo. È il dolore bruciante del pentimento quello che si fa sentire in colui che, nonostante l’odio e le minacce, trova solo amore, nient’altro che amore Dio ci ha fatto conoscere questo dolore. Quando lo abbiamo sperimentalo, ecco, è scoccata l’ora della conversione (D. BONHOEFFER, Memoria e fedeltà, Magnano, Quiqajon, 1979, 117.123).

Preghiera

O Signore, volgi il tuo sguardo benigno
su di noi, tuo popolo,
e comunicaci il tuo amore:
non come un’idea o un concetto,
ma come un’esperienza vissuta.
Noi possiamo amarci gli uni gli altri
solo perché tu ci hai amati per primo.
Facci conoscere questo primo amore
così che possiamo vedere ogni amore umano
come un riflesso di un più grande amore,
un amore senza condizioni e senza limiti.
Amen.

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