Caritas Veritatis

L'amore della Verità cerca l'ozio santo (Sant'Agostino)… blog di riflessioni, pensieri e condivisioni cristiane..


IV domenica di quaresima/A: Di fronte alla Luce

Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 9,1-41)

[ In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita ] e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo, [ sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». ] Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so». Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». ] Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!». Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». [ Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. ] Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

Commento

La quarta domenica di quaresima, detta anche “Laetare”, è caratterizzata da un clima spirituale più gioioso, perché nel cammino dei quaranta giorni, si inizia ad intravedere la meta pasquale più prossima. Dalla stupenda pagina evangelica proposta alla nostra contemplazione, tratta dal capitolo 9 del Vangelo di San Giovanni, risplende trionfante il volto di Gesù, che presenta se stesso come “luce del mondo”. Il Verbo incarnato, vero Dio e vero uomo, reca nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Attraverso il segno della guarigione di quest’uomo cieco dalla nascita, il Maestro si rivela come segno di contraddizione, illuminando coloro che lo riconoscono e confondendo coloro che lo rifiutano. In giorno di sabato, Gesù rivela le meravigliose opere di Dio in un uomo mendicante, ben noto per essere non vedente dalla nascita. Incontrandolo, Gesù con la sua mano ri-creatrice, impastata della saliva della sua Parola e della terra della creazione, lo guarisce dalla sua cecità e lo invia alla piscina dell’Inviato (Siloe), perché vi si immerga. Si tratta, evidentemente, di un chiaro richiamo battesimale: attraverso l’opera ricreatrice della grazia, l’uomo viene immerso nella morte e nella risurrezione di Cristo, l’Inviato del Padre, e riceve l’illuminazione della fede. In questo segno l’uomo guarito vede il profeta, colui che parla di Dio e parla in nome di Dio, per arrivare gradualmente al riconoscimento del suo essere Figlio di Dio, credendo in Lui e adorandolo. Accanto a Gesù e al cieco, l’evangelista Giovanni mette in scena, in questo dramma, anche altri protagonisti, con un ruolo, che si potrebbe definire “collaterale”. Si tratta anzitutto dei suoi discepoli, che sfidati dalla realtà dell’uomo cieco, più che riconoscerne la sofferenza, propongono di disquisire sulle cause: chi ne è colpevole? Lui stesso o i suoi genitori? Anche noi, a volte, ragioniamo così: invece di soffermarci sulle sfide che la realtà e le persone ci offrono, perdiamo tempo ad interrogarci sulle cause, sui perché, finendo per trascurare i fatti e perdendo occasioni preziose di crescita e di servizio. Gesù, invece, ci aiuta ad avere uno sguardo diverso: più che soffermarsi sulla tentazione di incolpare necessariamente qualcuno, il Maestro propone di accettare la sfida e di riconoscervi la chiamata ad un oltre, quello di rendere gloria a Dio. Magari imparassimo a leggere anche noi così le nostre difficoltà e sfide quotidiane! Accanto ai discepoli, Giovanni mette in scena le figure sinistre dei Giudei, che cercano pretesti contro Gesù e sono i veri ciechi, perché presumono di vedere tutto e bene, ma in realtà giungono al paradosso di rifiutare la luce di Dio, credendo in questo modo di onorare Dio stesso. Che il Signore ci liberi da questa rigida ottusità. Infine, si può vedere l’atteggiamento neutralmente pauroso dei genitori del cieco: essi, terrorizzati dalle ritorsioni dei Giudei, preferiscono l’ignavia di chi non prende posizione e vuole sempre cadere all’impiedi, per difendere la propria posizione. Anche noi, di fronte all’opera di Dio potremmo incorrere nello stesso atteggiamento, quando cedendo alle pressioni della cultura maggioritaria, piuttosto che essere testimoni coraggiosi in questo mondo, scegliamo di non uscire dalla nostra confort zone del politicamente e socialmente corretto, optando per una tiepida viltà. Quando scegliamo questa posizione “senza infamia e senza lodo” (Dante, Inferno, III, 36), dovremmo ricordare di quanto il veggente scrive all’angelo della Chiesa di Laodicea nel libro dell’Apocalisse: “Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca” (Ap 3,15-16).



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