Dal vangelo secondo Matteo (Mt 2,1-12)
Gentile da Fabriano, Adorazione dei Magi, 1423
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.
Breve commento
La solennità dell’Epifania, di grande importanza nel ciclo natalizio, rappresenta la “manifestazione” (da epifàneia) di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo a tutti i popoli. Il Vangelo di Matteo ci presenta le figure misteriose dei Santi Magi, questi saggi che vengono da oriente, come cercatori di Dio, in ascolto del linguaggio della creazione con la loro ragione aperta alla ricerca del Mistero. Essi sentono il desiderio di incontrare il Re dell’universo. Contemplando i segni del cosmo, rappresentati dalla stella, iniziano un percorso di ricerca, senza temere distanze e luoghi ignoti. Nonostante il loro coraggio e la loro competenza nel leggere gli indizi astronomici, il loro percorso rimane incompleto e non li conduce ancora all’incontro con Dio. Il loro cammino rappresenta l’uomo in ricerca: egli attraverso l’intelligenza, lo studio e l’approfondimento, può iniziare questo cammino, ma esse da sole non sono sufficienti. I Magi, infatti, giunti a Gerusalemme, centro della fede di Israele, hanno bisogno di altri indizi per giungere al luogo esatto. Lo stesso Erode si rivolge ai saggi e agli scribi di Israele, i conoscitori della Scrittura, che indicano Betlemme, in base alla profezia di Michea (Mic 5,1). Senza la luce della Scrittura, che apre all’ambito della fede, non possono raggiungere il luogo stabilito. La Parola di Dio diviene la nuova guida che non si sostituisce alla loro ricerca razionale, ma le è complementare, donando una luce nuova. Docili a questo doppio movimento, quello della ragione e quello della fede, i Magi vedono nuovamente la stella e giungono all’incontro con il Bambino e sua Madre nella casa, avvertendo una gioia profonda che sa di pienezza, perché in quel Bambino riconoscono il Dio unico e vero. Non è da sottovalutare, inoltre, il dettaglio della casa. Benedetto XVI affermava: “Ecco finalmente il momento tanto atteso: l’incontro con Gesù. “Entrati nella casa”: questa casa rappresenta in un certo modo la Chiesa. Per incontrare il Salvatore, bisogna entrare nella casa che è la Chiesa” (Incontro con i seminaristi, Colonia, 19.8.2005). Cristo, in altre parole, non possiamo incontrarlo, se non nella sua Chiesa, come comunità dei suoi discepoli, che continua la sua presenza nella storia. Rifacendoci all’esperienza dei Magi, come “cercatori di Dio”, animati dalla ragione e dalla fede, ricordiamo le parole di San Giovanni Paolo II: “La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità. E Dio ad aver posto nel cuore dell’uomo il desiderio di conoscere la verità e, in definitiva, di conoscere Lui perché, conoscendolo e amandolo, possa giungere anche alla piena verità su se stesso” (Fides et Ratio, proemio).