Fides, “la Fede”, è il titolo di una nuova rubrica con articoli a cadenza settimanale, nella quale ci soffermeremo sul Simbolo Apostolico, anche detto “Credo degli Apostoli”, ossia quella Professione di fede sintetica che proclamiamo durante la liturgia e nella quale si condensa tutto ciò che la Chiesa crede e annuncia da sempre. Tutti da bambini abbiamo frequentato gli incontri di catechesi, ma per molti di noi, l’approfondimento di queste verità fondamentali per la nostra esistenza è finito lì. La fede, come relazione fresca e viva con Dio, richiede invece un approfondimento costante in tutte le stagioni della vita, sia nella sua forma, ossia nel nostro “modo” di credere, sia sui suoi contenuti. La finalità di questa nuova rubrica, non è quella di affermare qualcosa di nuovo, ma di rendere attuale ciò che la Chiesa, come depositaria della Rivelazione di Dio, ci tramanda da secoli. Ogni settimana ci soffermeremo su uno degli articoli del Simbolo Apostolico, proponendone un commento relativo al contenuto e alla ricaduta nella nostra vita umana e cristiana. Buona lettura!
Cos’è il Simbolo Apostolico?
Il termine “simbolo”, dal greco symbolon, sostantivo derivato dal verbo symballo, “mettere insieme”, “unire”, “collegare”, indica una sintesi di tutte le verità della fede, condensate in una formula sintetica, adatta per i momenti liturgici e per richiamare fedelmente i contenuti alla mente dei fedeli. Si tratta di un riassunto, in poche frasi, di quelle che sono le verità di fede che la Chiesa, depositaria della testimonianza degli Apostoli, da sempre crede e propone a credere ai fedeli. Il più antico di questi simboli della fede è quello detto “degli Apostoli”, perché ritenuto il riassunto più fedele alla fede trasmessa dagli Apostoli. Esso risale ai primissimi tempi della Chiesa. Essendo sicuramente ad essi preesistente, se ne trova traccia già in scritti del III e IV secolo, in modo particolare in San Cipriano (Epistole 69, 7; 75, 10-11) e in Sant’Ambrogio, che afferma: “Si presti credito al Credo degli Apostoli, che la Chiesa Romana ha costantemente conservato e tramandato nella sua originale purezza” (Lettera 42,5). Questo collegamento alla Chiesa di Roma, viene sottolineato dallo stesso autore in un’altro scritto, quando afferma: “È il Simbolo accolto dalla Chiesa di Roma, dove ebbe la sua sede Pietro, il primo tra gli Apostoli, e dove egli portò l’espressione della fede comune” (Explanatio Symboli, 7). Il Simbolo, dunque, era utilizzato a Roma soprattutto nelle celebrazione del Battesimo, nella quale i catecumeni professavano la loro fede prima di essere rigenerati mediante il sacramento, esprimendo a parole la loro adesione credente al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. Esso, nella sua struttura tripartita (centrata sulle tre persone della Trinità), è una sintesi e uno sviluppo di quanto già affermato nella Sacra Scrittura, come un’eco amplificata ed approfondita delle stesse parole di Gesù: “Andate e ammaestrate tutte le nazioni battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28,19). La Chiesa ci ha affidato questo Simbolo, come il tesoro più prezioso della Fede, aderendo al quale noi ci manteniamo uniti a tutti gli altri fedeli. Essere nella Chiesa, Corpo di Cristo, famiglia di Dio, che ci mantiene uniti al nostro Salvatore e Signore, significa mantenere vivi i tre vincoli della fede, dei sacramenti e del governo, come ci ricorda il can. 205 del Codice di Diritto canonico: “Su questa terra sono nella piena comunione della Chiesa cattolica quei battezzati che sono congiunti con Cristo nella sua compagine visibile, ossia mediante i vincoli della professione di fede, dei sacramenti e del governo ecclesiastico”. Credere oggi, nel XXI secolo, significa tornare a questo testo antico, perché i suoi contenuti eterni e immutabili, possano dire qualcosa a noi e alla coscienza dei nostri contemporanei, anche mediante la nostra povera testimonianza. Prima di riproporre il testo del Simbolo, che nelle prossime puntate sarà spiegato punto per punto, mi piace far risuonare un invito di San Cirillo di Gerusalemme: “Acquista fede nell’insegnamento e nell’annuncio e custodisci quella sola che ora ti è data dalla Chiesa, che è confermata da tutta la Scrittura e ora ascoltando attentamente parola per parola, ricorda a memoria il Simbolo della fede. Apprendi a tempo opportuno le dimostrazioni dei suoi singoli articoli, tratta dalle divine Scritture” (Catechesi prebattesimali e mistagogiche, V, 12).
Testo in latino e in italiano
«1. Credo in Deum Patrem omnipotentem, Creatorem caeli et terrae, 2. et in Iesum Christum, Filium Eius unicum, Dominum nostrum,
3. qui conceptus est de Spiritu Sancto, natus ex Maria Virgine,
4. passus sub Pontio Pilato, crucifixus, mortuus, et sepultus;
5. descendit ad inferos, tertia die resurrexit a mortuis;
6. ascendit ad caelos, sedet ad dexteram Dei Patris omnipotentis:
7. inde venturus est iudicare vivos et mortuos.
8. Credo in Spiritum Sanctum,
9. sanctam Ecclesiam Catholicam, sanctorum communionem,
10. remissionem peccatorum,
11. carnis resurrectionem,
12. vitam aeternam. Amen.»
«Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra e in Gesù Cristo, Suo unico Figlio, nostro Signore,
il quale fu concepito da Spirito Santo, nacque da Maria Vergine,
patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto;
discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte;
salì al cielo, siede alla destra di Dio, Padre onnipotente:
di là verrà a giudicare i vivi e i morti.
Credo nello Spirito Santo,
la santa Chiesa cattolica, la Comunione dei Santi,
la remissione dei peccati,
la risurrezione della carne,
la vita eterna. Amen.»