carnis resurrectionem
di don Christopher Seiler
Il celebre teologo della chiesa antica, Tertulliano, ha detto “caro cardo salutis”: la carne è il cardine della salvezza (De resurrectione carnis, 8.2, CCC 1015). Questa espressione può sembrare ad un primo acchito contrastante con la nostra mentalità, per noi che siamo abituati a sottolineare l’importanza dello sforzo per la salvezza delle nostre anime. Ma la salvezza cristiana, come la vita cristiana, non è un affare dualistico. L’anima e il corpo non sono in disaccordo. La verità sulla persona umana si fonda sulla profonda unità di corpo e anima. Siamo entrambi corpi animati e anime incorporate. All’inizio Dio ci ha creati – uomo e donna – corpo e anima. Alla fine saremo, per tutta l’eternità, corpo e anima. Questa è la verità che professiamo nelle ultime battute del Credo: credo nella risurrezione della carne. La nostra fede ci insegna che alla fine dei tempi, quando Cristo verrà di nuovo, tutti coloro che sono morti, soffrendo la separazione del corpo dall’anima (CCC 1016), risorgeranno di nuovo nella carne. Questa verità è radicata nelle parole di nostro Signore Gesù Cristo nel vangelo di Giovanni: “Sta arrivando l’ora in cui tutti coloro che sono nelle tombe ascolteranno la sua voce e usciranno, coloro che hanno compiuto buone azioni per la risurrezione di la vita, ma coloro che hanno compiuto azioni malvagie alla risurrezione della condanna ” (Gv 5, 28-29). Tutti risorgeranno, ma la tipologia della risurrezione non sarà uguale per tutti. Quelli che non hanno vissuto in Cristo e non sono stati informati dalla sua grazia, non hanno amato secondo i due grandi comandamenti – risorgeranno non per la gloria, ma per l’infamia. Il corpo restaurato – unito all’anima sofferente nell’inferno (CCC 1035) – non giungerà alla sua realizzazione, ma vivrà solo un nuovo modo di sperimentare il dolore e la sofferenza dell’eterna auto-distruzione del peccato (cfr S. Tomaso d’Aquino, Compendium Theologiae, 176). Tuttavia, (e questa è davvero la grande speranza del Popolo pasquale di Dio!) coloro che hanno vissuto una vita unita al Cristo risorto e vivente conosceranno nella carne la gloria della nuova vita che Cristo ha promesso. I battezzati nella morte e risurrezione di Cristo (cfr Rm 6, 4-6), i perdonati dall’infinita misericordia del Buon Pastore (Gv 21, 15-17), i nutriti dal pane vivo disceso dal cielo (Gv 6, 57), conosceranno, nell’anima e nella carne, la pienezza della vita divina. Condivideranno l’esistenza corporea trasfigurata e glorificata di Gesù, il Risorto, il Vincitore sul peccato e sulla morte. Questo nuovo corpo dato al giusto che è risorto sarà veramente il suo corpo, perché sarà la sua carne informata dalla sua anima, ma sarà anche diverso. In effetti, l’esatta qualità del corpo risorto rimane un mistero di luce: gli incontri degli Apostoli con il corpo risorto di Gesù nel Vangelo li riempiti di sorpresa e persino di stupore (cfr. Mc 16, 8; Lc 24: 36-43). Non possiamo ancora sapere esattamente come sarà, mentre noi qui lottiamo ancora nel corpo segnato dal peccato e dalla morte. Ma mentre attraversiamo questa valle di lacrime, ci sforziamo ogni giorno per permettere alla grazia del nostro battesimo – la nuova vita di Cristo risorto – di penetrare nel profondo dei nostri cuori. Quest’articolo di fede c’è dato come un faro di speranza. Ci ispira ora, nella carne, a vivere una vita traboccante di buone opere di fede e amore. La risurrezione del corpo non è che una parte della grande restaurazione di tutto il creato – il materiale e lo spirituale – che porterà a compimento gli scopi creativi di Dio (cfr. Ap 21, 1; Messaggio del Santo Padre Francesco per la Quaresima 2019, 1). In mezzo al nuovo cielo e alla nuova terra, si troverà la comunità degli eletti – il popolo di Dio – non più in cammino, ma giunto alla sua destinazione.