Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 14, 15-16. 23-26)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre. Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
Breve commento
Il termine ‘Pentecoste’ deriva dal greco pentekostés, che significa “cinquantesimo”. Essa, infatti, si celebra il cinquantesimo giorno dopo la Pasqua, come compimento del Mistero Pasquale del Signore Risorto. In questa solennità si contempla l’effusione del dono dello Spirito Santo sulla Chiesa, come primizia della Risurrezione del Signore a tutta l’umanità e l’inizio della missione della Chiesa di Gesù. Il brano del Vangelo, tratto dal capitolo 14 di San Giovanni, richiama le promesse fatte dal Figlio di Dio in persona nei discorsi l’Ultima Cena. É Lui, Gesù, il primo Paraclito, il primo “Avvocato”, intercessore presso il Padre, che ha realizzato la sua missione con il Mistero della sua Pasqua. Egli stesso, però, promette un “altro Paraclito”, la cui funzione è quella di rimanere con noi per sempre. Che grande consolazione! Essa nasce dalla certezza che non siamo più soli, né abbandonati a noi stessi, ma Gesù ci ha guadagnato la salvezza con la sua Pasqua e invia il suo Spirito perché ci metta costantemente in contatto con questo Mistero d’amore. San Paolo nella lettera ai Romani ci ricorda: “La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5,5). Proprio la potenza dello Spirito del Risorto, rendendoci figli nel Figlio, fa in modo che si realizzi in noi la presenza delle tre Persone divine. L’Amore di Dio di cui parla Paolo, infatti, non è un’entità astratta, ma è una Persona! Il Padre e il Figlio, infatti, si amano così profondamente “ab aeterno”, dall’eternità, tanto che il loro Amore è una Persona, lo Spirito Santo. Nella vita della Chiesa, specialmente attraverso i Sacramenti, ogni giorno possiamo riscoprire tale presenza silenziosa e discreta, mediante la quale ci viene donata la Vita.

El Greco, Pentecoste, 1600 ca., olio su tela, cm 275 X 127. Madrid, Museo del Prado
Nella Professione di fede affermiamo: “Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita…”. In che modo questo Spirito ci dà la vita? Egli è Spirito Creatore, ma è anche “Ricreatore”, perché cancella i peccati, rinnova e fortifica i cuori e perchè “suscita in noi la Parola” (dall’Inno Veni Creator). In questo senso, lo Spirito ci insegna ogni cosa e viene a ricordarci quello che Gesù ci ha detto. É sempre la potenza del suo intervento, poi, che opera la trasformazione del pane nel Corpo e del vino nel Sangue di Gesù in ogni Eucaristia, il momento più importante per la vita e la manifestazione della Chiesa. Di fronte a questa altezza, tuttavia, per molti di noi, come diceva il grande teologo Von Balthasar, lo Spirito Santo “è il grande sconosciuto”, il cui ruolo deve essere riscoperto sempre di più. La vita cristiana, infatti, prima di essere un’esistenza di opere sociali e caritative, tanto belle e desiderabili, è anzitutto vita spirituale, ossia opera dello Spirito Santo in noi. Soltanto nella docilità a questa azione divina che cambia i nostri cuori, potremo diventare terreno fecondo da cui far germogliare i frutti della carità vera.
Bene-dire (a cura di don Francesco Diano)
Spirito di Dio
Spirito di Dio, che agli inizi della creazione ti libravi sugli abissi dell’universo e trasformavi in sorriso di bellezza il grande sbadiglio delle cose, scendi ancora sulla terra e donale il brivido dei cominciamenti. Questo mondo che invecchia, sfioralo con l’ala della tua gloria.
Spirito Santo, che riempivi di luce i profeti e accendevi parole di fuoco sulla loro bocca, torna a parlarci con accenti di speranza. Frantuma la corazza della nostra assuefazione all’esilio. Ridestaci nel cuore nostalgie di patrie perdute.
Spirito Santo, che hai invaso l’anima di Maria per offrirci la prima campionatura di come un giorno avresti invaso la Chiesa e collocato nei suoi perimetri il tuo nuovo domicilio, rendici capaci di esultanza. Donaci il gusto di sentirci estroversi, rivolti cioè verso il mondo, che non è una specie di Chiesa mancata, ma l’oggetto ultimo di quell’incontenibile amore per il quale la Chiesa stessa è stata costituita.
Spirito di Dio, che presso le rive del Giordano sei sceso in pienezza sul capo di Gesù e l’hai proclamato Messia, dilaga sul tuo corpo sacerdotale, adornalo di una veste di grazia, consacralo con l’unzione e invialo «a portare il lieto annunzio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, e a promulgare l’anno di misericordia del Signore» (cfr. Lc 4,18-19).
Spirito Santo, dono del Cristo morente, fa’ che la Chiesa dimostri di averti ereditato davvero. Trattienila ai piedi di tutte le croci, quelle dei singoli e quelle dei popoli. Ispirale parole e silenzi, perché sappia dare significato al dolore degli uomini. Così che ogni povero comprenda che non è vano il suo pianto, e ripeta col salmo: «Le mie lacrime, Signore, nell’otre tuo raccogli» (Sal 56,9).
(Don Tonino Bello)
Vieni Spirito Santo
Vento impetuoso,
fuoco che divora,
ma anche brezza leggera,
scintilla di luce.
Vieni in me.
Parola potente,
ma anche lieve sussurro.
Vieni in me. Fresca cascata,
ma anche rivolo d’acqua che estingue l’arsura…
Dammi occhi nuovi,
dammi ali di libertà,
dammi trasparenza di vita,
dammi tenerezza e audacia
e attenderò con te,
nella speranza,
il nuovo Giorno. Amen
(Domenica GHIDOTTI, Icone per pregare. 40 immagini di un’iconografa)