II domenica dopo Natale 2022: stupore di fronte al Mistero

Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 1,1-18)

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.

Commento

Il Natale è un grande mistero. Questa espressione non è da intendersi nel senso del linguaggio comune come qualcosa di incomprensibile, di oscuro e riservato a pochi, ma nel senso di un’abbondanza di luce, di splendore, di stupore: un evento di fronte al quale, secondo l’etimologia più accettata della parola “mistero” (dal verbo greco myo, chiudere la bocca), si deve solo tacere e adorare con meraviglia e stupore. Ed è proprio questo il senso della celebrazione di questa seconda domenica di Natale: lasciare spazio allo stupore e alla contemplazione di una Luce, che ci supera infinitamente, ma nello stesso tempo ci illumina e ci scalda, senza esaurirsi mai. In Gesù Cristo, il Verbo fatto carne, ossia il Logos, la Ragione di tutte le cose, noi contempliamo l’Inizio e il Fine di tutto, l’alfa e l’omega, il perché della nostra esistenza, della vita e della luce. Oggi dovremmo chiederci: cosa cerco veramente nella mia vita? Su cosa scommetto? Infinite cose possono riempire la nostra vita: la ricerca sfrenata di possedere beni di questo mondo, il successo, il divertimento, il potere, la gloria, ma solo Cristo può realizzare pienamente l’anelito di verità, di pace e di felicità che c’è in noi. Egli “è” da sempre e sarà per sempre. Tutto il resto passa velocemente, seminando soltanto aridità, disordine e delusione. Se la nostra vita si radica e si fonda su di Lui, il nostro disordine si trasforma in ordine, il nostro kaos si fa logos, i nostri coni d’ombra vengono illuminati e la nostra freddezza riceve calore.Riconoscere la verità di Cristo ed entrare in un’amicizia con Lui è dono del Padre, non dipende da legami umani, di appartenenza di sangue, di razza, di tempo o di spazio, non dipende dalla volontà di altri uomini, ma è solo dono di grazia. Di fronte a tale offertalibera e gratuita, ciascuno di noi deve prendere posizione: accoglierlo, lasciandosi illuminare e trasformare, oppure rifiutarlo, scegliendo di vivere senza di Lui. Egli nel suo piano misterioso e misericordioso ha scelto l’umanità come luogo della sua piena rivelazione, venendo a porre la sua dimora in mezzo a noi, nel grembo di Maria. Siccome Dio ha scelto di rivelarsi e donarsi a noi senza riserve, è attraverso l’umanità di Cristo che possiamo incontrarlo sempre di nuovo. Gesù è venuto a rivelarci pienamente il volto del Padre. Dio si può incontrare in Lui, nel quale vediamo il Padre e diventiamo parte di un’amicizia nuova, che non rimane astratta e disincarnata, ma si immerge nelle strade intrigate e complesse delle vite di tanti uomini. Nel mistero della sua Incarnazione, l’uomo riceve luce nuova sul suo stesso mistero. Come ci ricorda il Concilio Vaticano II: “Tale e così grande è il mistero dell’uomo, questo mistero che la Rivelazione cristiana fa brillare agli occhi dei credenti. Per Cristo e in Cristo riceve luce quell’enigma del dolore e della morte, che al di fuori del suo Vangelo ci opprime. Con la sua morte egli ha distrutto la morte, con la sua risurrezione ci ha fatto dono della vita (41), perché anche noi, diventando figli col Figlio, possiamo pregare esclamando nello Spirito: Abba, Padre!” (Gaudium et Spes, 22).

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