Venerdì Santo 2022: “Cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che io non abbia fatto?”

Passione di Nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni (Gv 18,1 – 19,42)

(Leggi il testo qui)

Commento

Come in un’unica celebrazione nel corso del Triduo Santo, dopo la Missa in coena Domini, in questo Venerdì Santo attraverso la Parola, il silenzio e l’adorazione, siamo invitati a rivivere il mistero della morte di Cristo. Contemplando il dono totale da Lui realizzato per noi, riecheggiano nel nostro cuore le Parole del profeta Isaia, che nel cantico della vigna mette sulla bocca del Signore: “Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che io non abbia fatto?” (Is 5,4). Cosa avrebbe dovuto fare di più per noi il Signore, che ha donato la sua vita fino ad annientarsi su quel legno? Della grande narrazione della Passione presentataci da Giovanni, ci soffermeremo soltanto su una scena. Si tratta anzitutto del momento di grande densità e tenerezza in cui vengono descritte le persone che amano Gesù e non lo hanno abbandonato nel momento della prova. Esse sono “fotografate” al v. 25 con il verbo “stavano” (eistekesan). Questa espressione si pone in chiaro contrasto con l’azione compiuta dalla maggior parte dei discepoli, quella di fuggire di fronte alla Passione e alla morte del Maestro. Nonostante molti, anche tra i più vicini, siano fuggiti, alcuni hanno trovato nell’amore la ragione per vincere la paura e rimanere lì. Umanamente la sofferenza, il sacrificio e la morte fanno paura, soltanto l’amore può dare la forza sufficiente e necessaria per rimanere fermi senza fuggire. Nell’ora più buia, la presenza delle donne, tra cui la Madre Maria e di Giovanni, divengono il segno di una nuova famiglia che Gesù genera mediante l’offerta della sua vita. In queste ultime parole di Gesù a Maria sua Madre e al discepolo amato, si possono cogliere sicuramente le esperienze personali di queste persone, ma vi è anche qualcosa di più̀ profondo che l’Evangelista Giovanni vuole comunicare ai discepoli di ogni tempo. L’offerta di Cristo sulla croce ha un valore autenticamente generativo. Chi entra nel mistero della sua donazione totale riceve in dono nuovi legami spirituali: Maria, che è anche immagine della Chiesa, riceve nuovi figli: “Donna, ecco tuo figlio” (v. 26). Il discepolo amato, forse Giovanni, ma sicuramente un rappresentante di tutti noi, riceve una “nuova” madre, che è Maria, ma anche la Chiesa: “Ecco tua madre” (v. 27). Le parole di Gesù sono sempre performative, non solo informative. Egli realizza quanto dice, proprio come le parole della creazione. Con il mistero della sua Croce, Gesù realizza la nuova creazione. Nel momento sommo dell’offerta sacerdotale di Gesù, il discepolo accoglie Maria e la Chiesa tra quanto  di più caro egli possiede (elaben o mathetes auten eis ta idia). Sulla Croce Gesù è assolutamente certo che quello è il momento decisivo del compimento e sa che ogni suo gesto e ogni sua Parola servono alla realizzazione del piano della Scrittura, quindi del disegno del Padre. Con questa piena consapevolezza, Gesù dice: “Ho sete” (dipsò). Era tipico per i soldati dare ai condannati il vino acidulo diffuso tra i poveri come bevanda dissetante, ma è chiaro che anche qui il dettaglio narrato rimanda immediatamente alla Scrittura, dove nel Salmo 69 l’assetato lamenta: “Quando avevo sete mi hanno dato aceto” (Sal 69,22). Questa sete di Gesù apre a profonde riflessioni. Egli, in definitiva, ha sete del nostro amore, ha sete della nostra salvezza, ma molto spesso la nostra risposta non è quella sperata, invece del vino buono dell’amore, noi rispondiamo con l’aceto delle nostre opere malvagie. A questo punto, ci piace ritornare ancora una volta al cantico della vigna di Isaia: “Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che io non abbia fatto? Perché, mentre attendevo che producesse uva, essa ha prodotto acini acerbi?” (Is 5,4).

Un pensiero su “Venerdì Santo 2022: “Cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che io non abbia fatto?”

  1. samye71

    “Chi entra nel mistero della sua donazione totale riceve in dono nuovi legami spirituali;…”

    Grazie Don Luciano per aver sottolineato questi nuovi legami con la nostra Madre Maria e la nostra Chiesa.
    Dio Vi benedica per la Vostra spiritualità profonda
    Samy

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