di Rocco De Pietro
La memoria liturgica del Santissimo Nome della Beata Vergine Maria, concessa inizialmente alla sola diocesi spagnola di Cuena nel 1513, dopo diverse vicissitudini, fu estesa al Regno di Napoli e alla Diocesi di Milano e vide, nei secoli, vari cambiamenti anche legati alla data in cui il Martirologio Romano ne stabiliva la ricorrenza. Come per la memoria della Beata Vergine del Rosario, associata al rendimento di grazie per la vittoria della flotta cristiana nella Battaglia di Lepanto, anche la memoria del 12 settembre è legata storicamente allo scontro di Vienna, dove fu insperatamente arrestata l’avanzata dei Turchi sulla capitale austriaca. Tanto, indusse Innocenzo XI ad estendere alla Chiesa universale questa festa liturgica. Di recente, la memoria del nome di Maria scomparve nuovamente dal Messale Romano rivisitato a seguito del Concilio Vaticano II, per poi essere ricostituita nel 2002 da San Giovanni Paolo II, sull’onda dell’attentato alle Torri Gemelle di New York dell’11 settembre 2001, considerato il più grave attentato terroristico dell’età contemporanea. Il Pontefice volle ripristinarla per ricordare al popolo di Dio di invocare sempre Maria nei momenti di grave pericolo per l’umanità.
Nel Nuovo Testamento Maria riveste un ruolo molto discreto, essendole attribuiti solo i pochi versi del Magnificat. A Lei, però, sono legati gli snodi più significativi del messaggio messianico e della costituzione della Chiesa nascente contenuti nei Vangeli: dal “fiat” (Lc 1,38) – incontro tra la libertà della grazia di Dio e quella della risposta obbediente della creatura – al “donna” (Gv 19,26), come la chiama Gesù ai piedi della Croce. In quell’ora centrale, Maria insieme a Giovanni, è la prima destinataria dell’effusione escatologica dello Spirito, che poi discenderà nel cenacolo, ove Ella si ritroverà ancora insieme agli Apostoli. Anche San Paolo fa riferimento a Lei, senza citarla, solo quando dice che Dio mandò il Figlio “nato da donna” (Gal 4,4). Sembra un’affermazione banale, che tuttavia ha una grandissima portata teologica, in quanto afferma che il Figlio di Dio (da Maria) ha assunto la natura umana, conferendo contemporaneamente la filiazione divina ai figli degli uomini.
Sin dall’epoca dei Padri della Chiesa si ricorre a un ricco simbolismo per descrivere Maria, quale “arca”, “porta del cielo”, “buona ancella”, “madre dei viventi”, “Tempio di Dio”. E a ben ragione il Manzoni, negli Inni sacri, con riferimento a Maria dirà: “che bei nomi ti serba ogni loquela!”
San Bernardo da Chiaravalle, detto il “dottore Mariano”, ci esorta ad invocare Maria nella burrasca delle tentazioni, in balia della gelosia, della superbia, dell’ambizione, della calunnia; di volgere gli occhi a Maria quando siamo scossi dalla collera, dall’avarizia e dalle tentazioni della carne; di pensare a Maria quando sotto i nostri passi sentiamo aprirsi le voragini della tristezza, l’abisso della disperazione, nell’angoscia, nel dubbio. Ed ancora ci esorta a tenere sempre il nome di Maria sulle labbra e nel cuore, imitandola, seguendola e pregandola: “Se la segui non ti smarrisci, se la preghi non disperi, se la pensi, non sbagli!”.
Per Sant’Antonio da Padova il nome di Maria (insieme a quello di Gesù) è “favo di miele per la bocca, una deliziosa melodia per l’orecchio”, mentre Sant’Alfonso Maria de Liguori in un passo della sua “Preghiera al Santo Nome di Maria” invoca la Vergine chiedendole: “il tuo Nome sia da oggi in poi il respiro della mia vita”. Il nome di Maria è invocato sotto vari titoli dalla devozione cristiana di generazione in generazione, dalle semplici giaculatorie spontanee, sovente espresse in idioma locale, eppure pregne di interiorità, che, con riferimento ad ogni vicenda del quotidiano, abbondavano sulle labbra dei nostri avi e che ci riportano alla religiosità genuina, ma solida e profonda, dei nostri padri.

Simone da Firenze, Annunciazione (part.), sec. XVI, Chiesa dell’Annunziata – Maratea (PZ)
L’origine del nome Maria è assai incerto e quasi settanta interpretazioni diverse sono state date a questo nome, a seguito di articolate disquisizioni sulla sua origine egiziana, siriaca o ebraica e se considerarlo nome composto o meno. Eppure per gli Ebrei l’imposizione del nome non era una scelta esteriore, ma significava descrivere ciò che il nuovo nato sarebbe stato, la sua missione nella vita.
Dunque al nome di Maria vengono attribuiti vari significati, alcuni dei quali più accreditati, ma tutti significativi. “Amata”, favorita da Dio; “Signora”, “Notre-Dame” come dicono i francesi; “elevata”, “esaltata”, “eccelsa”, prescelta tra tutte le donne da Dio Padre ed esaltata per essere la madre del Figlio; “illuminatrice”, come donna vestita di sole, dall’Apocalisse di Giovanni, o perché ci ha dato suo Figlio vera Luce, ed ancora che illumina il mare, donde “Stella del Mare” che luminosa ci guida a navigare verso Dio; o anche “mare amaro”, dall’amarezza legata ai suoi sette dolori; ed ancora “ribelle”, per l’ostilità di Maria verso il male. Ma i significati dati al nome di Maria restano solo ipotesi, argomenti di discussione tra studiosi. E se per gli Ebrei, come abbiamo detto, il nome indica la natura della persona, nel nome di Maria non può che restare racchiuso il mistero della sua designazione a diventare la madre di Dio, eletta ad un progetto di amore che la pone in una speciale posizione rispetto all’umanità. La sua grandezza, evidentemente, era precostituita nel suo nome che si presta a tante interpretazioni, tutte coerenti al suo essere la “piena di grazia”, titolo che la Sacra Scrittura le attribuisce nell’annuncio dell’angelo Gabriele. Il suo nome è la grandezza stessa di Maria legata al Figlio e, con il Figlio, al Padre a allo Spirito Santo, inscindibilmente. Il nome di Maria è la mediazione potente tra Dio e noi.