Il titolo della festa di oggi, ad un primo acchito, si presenta alquanto insolito: Esaltazione della Santa Croce. Al di là dell’origine storica di questa ricorrenza liturgica, collegata alla consacrazione di due basiliche a Gerusalemme, rispettivamente sul Golgota e sul Sepolcro di Cristo, volute dall’Imperatore Costantino (13 settembre 335), con l’ostensione delle reliquie della Croce del Salvatore, rimane aperto un interrogativo. Come può venire esaltato uno strumento di morte, di condanna capitale, di uccisione, qual è la croce? Quel legno terrificante che faceva inorridire tutti i malfattori al tempo dei romani, per il supplizio cruento, spettacolare e portatore di una morte lenta e dolorosa per chi vi era condannato, come può essere lodato ed esaltato? San Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi sembra offrirci uno spunto per leggere questa realtà: “La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che si perdono, ma per quelli che si salvano, ossia per noi, è potenza di Dio” (1Cor 1,18). Siamo condotti al cuore del paradosso cristiano: un Dio che si fa uomo in Cristo Gesù e che dona la sua vita per salvare l’umanità dal peccato e dalla morte. Scrive ancora l’Apostolo: “l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. Infatti, mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito” (Rm 5, 5-6). Chi accetta con fede questo Mistero, vede tutto con una prospettiva nuova: l’Amore di Cristo, che dona la sua vita per l’umanità, diventa il motivo di esaltazione di questo strumento di morte. La Croce in sé è e rimane qualcosa di oscuro e negativo, ma con Cristo, da strumento di morte essa diviene via di salvezza: non è la Croce che regge il Crocifisso, ma è il Crocifisso che regge la Croce.
Fra Angelo da Pietrafitta, Crocifisso ligneo, sec. XVII – Chiesa della Madonna della Stella, Forenza (PZ)
Nei testi liturgici di questa Festa, si prega: “Nell’albero della Croce tu hai stabilito la salvezza dell’uomo, perché donde sorgeva la morte di là risorgesse la vita” (dal Prefazio per l’Esaltazione della Santa Croce). Soltanto il Tu di Cristo, al quale ci rivolgiamo nella liturgia della Chiesa, può trasformare uno strumento di morte in fonte di vita eterna. La Passione, Morte e Risurrezione del Redentore diventano chiave di lettura per tutte le croci della storia, rappresentano un rovesciamento di valori che offre una visuale nuova su tutte le cose: dall’alto della Croce il mondo si vede in prospettiva nuova, ossia come via verso l’eternità. Il Crocifisso diventa sostenitore di ogni altra Croce, come lo è stato della sua, una volta per tutte. Alcuni decenni fa, il Papa emerito Benedetto XVI scriveva: “O Signore, concedici in quest’ora di poter guardare a te, nell’ora della tua oscurità e del tuo abbassamento ad opera di un mondo che vuole dimenticare la croce come si fa con un incidente spiacevole, che si sottrae al tuo sguardo, considerandolo un inutile sciupio di tempo e non si rende conto che è proprio qui che ci si fa incontro la tua ora decisiva, nella quale nessuno potrà sottrarsi al tuo sguardo» (Meditazione sul Venerdì Santo, 1969).