XXV domenica del Tempo Ordinario: La vera logica del Regno

Dal Vangelo di Marco (9, 30-37)

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Maestro Bertram di Minden, Lavanda dei piedi, Amburgo, sec. XIV

In quel tempo, Gesù e suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnào. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Sedutosi, chiamò Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

Breve commento

In una modalità che ormai abbiamo imparato a conoscere come tipica del Vangelo di Marco, Gesù nel brano di oggi, chiede ai suoi discepoli di mantenersi nel riserbo circa la propria identità. La sua grandezza, infatti, sta nel mettersi a servizio dell’umanità, donando la sua vita, per poi riprendersela di nuovo. La comprensione di questo mistero, però, non è pacifica come sembra. Il Maestro si accorge che anche i suoi discepoli hanno seri problemi nel comprendere la verità della sua persona e della loro stessa missione di discepoli. La loro mentalità è ancora troppo terrena, essi vedono in questo percorso di condivisione con Gesù un modo per affermarsi di fronte agli altri, e non invece una modalità di servizio al Regno di Dio e ai fratelli. I loro discorsi di strada sono intrisi di carrierismo e di desideri di autoaffermazione. Essi sono troppo intenti a misurare la ricaduta del loro successo e a quantificare la loro grandezza, così da stabilire un ambito di realizzazione del proprio orgoglio, dove sentirsi i primi della classe. Gesù li smaschera e li spiazza: la logica del Regno è differente dalla mentalità dominante! Ciò che è grandezza secondo la mentalità del mondo, è piccolezza e insignificanza per Dio e ciò che è insignificanza e piccolezza per il mondo, è prezioso e grande di fronte a Lui. E’ nell’essere ultimi e servi di tutti, che si misura la vera grandezza, proprio come è stato per Gesù, che “pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini” (Fil 2, 6-7). 9275611Il Maestro, poi, mettendo al centro della scena e abbracciando teneramente un bambino, fa comprendere che sono i piccoli, gli indifesi e coloro che in tutto sono dipendenti da Dio, ad essere i veri protagonisti del Regno. Chi accoglie questi piccoli, accoglie Gesù in persona, perché la sua è una scelta preferenziale per i deboli e i poveri, quelli che papa Francesco definisce spesso come “la carne di Cristo“. La Chiesa in una preghiera liturgica, rivolgendosi al Padre dice: “In Lui (Cristo) ci hai manifestato il tuo amore per i piccoli e i poveri, per gli ammalati e gli esclusi. Mai egli si chiuse alle necessità e alle sofferenze dei fratelli” (Prefazio della Preghiera Eucaristica V-C: Gesù Modello di Amore). Le strade del servizio ai fratelli e della piccolezza, dunque, divengono le modalità più significative per incontrare Gesù ancora oggi, secondo la vera logica del Regno.

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