di don Andrea Giovita

N. Gerini, La giustizia (part.), Volta con virtù, Sala capitolare di S. Felicita, Firenze, sec. XIV.
La Virtù della Giustizia viene ricordata, generalmente dopo la Prudenza, perché non può esservi giustizia, se inizialmente, non vi è un animo permeato di prudenza. La giustizia è una virtù più profonda della prudenza, perché quella si limita a discernere, questa va al cuore del rapporto personale. Per questo possiamo intendere la giustizia come una virtù relazionale.
Il termine ebraico sedāqâ indica la norma non solo per il rapporto dell’uomo con Dio, ma anche per il rapporto degli uomini tra di loro fino alla disputa più insignificante. La sfida, che la giustizia ci pone, è quella di costruire relazioni giuste in tutti gli ambiti di vita: da quelli più stretti (famiglia e comunità), a quelli più ampi di livello istituzionale (come giurisprudenza e diritto).
Sottolineiamo ora alcuni ambiti dove questa virtù relazionale è vissuta e vedremo come essa ci invita ad andare oltre, a vivere un’eccedenza del nostro essere, per uscire e “andare oltre”, oltre noi stessi, oltre i nostri limiti, oltre la nostra natura umana.
oltre l’individualismo
Se la giustizia è virtù che vive nelle relazioni, appare evidente la necessità di riconoscere l’altro con i suoi diritti. La tentazione dell’egoismo è dietro l’angolo, rimanendo piegati su sé stessi, infatti, non si può vivere con giustizia e l’individualismo diviene il primo scoglio che siamo invitati a superare, ad “andare oltre”, per una società che vuole tessere legami importanti al fine di costruire il bene comune.
Se poi cadiamo nella tentazione di riempire il concetto di “giustizia” del solo significato giuridico-legale, l’orgoglio ci inviterà a ritenerci “giusti” solo con la mera osservazione di tutti i precetti che la legge prescrive, ma nessuno riuscirebbe a raggiungere una vita simile.
La virtù della giustizia, non si può conciliare con l’individualismo e con il soggettivismo, oggi largamente diffusi, e nemmeno con il relativismo etico. Molti, pensando di essere padroni della propria vita, pretendono di poterla gestire a proprio piacimento, compreso il fatto di rifiutarla, invece di valorizzarla. Secondo loro, la giustizia è una virtù soggettiva, puramente umana che può essere misura di sé stessa, a discrezione di ciascuno.
tutti gli altri… andare oltre il razzismo verso il bene comune
Essenziale per la giustizia è riconoscere gli altri, ma è necessario specificare chi sono gli altri. Perché il rischio è di un’apertura parziale, che è per sua natura nemica della giustizia. Un ostacolo che qui impedisce “l’andare oltre” è la dinamica della discriminazione che, da sempre nella storia, ha portato sofferenze e gravi ingiustizie. Vigilare sulle chiusure e diffidenze verso l’altro è un passo verso la giustizia che chiede di guardare a ogni persona con l’atteggiamento con cui San Paolo ci esorta: «gareggiate nello stimarvi a vicenda» (Rm12,10).
La giustizia, inoltre, ha a che fare con il bene comune, se essa si pone “oltre” le parti, si realizza nella sua dimensione universale. Non può esservi giustizia, se non per coloro che si pongono in relazione reciproca: questa è la condizione indispensabile per la sua piena realizzazione. Se anche una sola creatura restasse esclusa dalla giustizia, l’ordine complessivo risultante sarebbe ingiusto. Non dimentichiamo il fatto che se sulla terra non si realizza la giustizia, non significa che manchino uomini giusti!
La Giustizia è nella Carità

Michelangelo, Giudizio Universale (part.), Cappella Sistina, Città del Vaticano, sec. XVI.
È il passaggio più difficile, dove credenti e non, possono trovarsi un po’ distanti o con posizioni differenti. Scrive C.M.Martini nella sua opera Le virtù: «La radice della giustizia è nella creazione voluta da Dio. È lui il garante ultimo di ogni giustizia; è lui che anzitutto fa giustizia a noi devianti, poveri, peccatori; è lui che perdona, ci riabilita, ci ama; e, in grazia della sua giustizia salvifica, siamo messi in grado di esprimere anche noi giustizia, bontà, amore e perdono, verso tutti gli altri». La misura del giusto, quindi, è la mancanza di misura, un “andare oltre” illimitato, perché non c’è vera giustizia senza amore: in questo senso, la giustizia si lega alla carità, diventando sua essenziale premessa, giustizia è ciò che rende la carità attiva e operante. La giustizia è rispettare i propri doveri, essere responsabili, onorare i genitori, accudire i figli, farsi carico di chi è nel bisogno. La Giustizia può essere vissuta e realizzata se nasce dalla Prudenza e si lascia ispirare dalla Carità.